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Anastasia, il ricordo di un’amica: “Non aveva paura del marito, diceva che lo stava cambiando”

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“Lei non aveva paura di lui, in famiglia lui faceva quello che diceva lei. E se non erano d’accordo litigavano, sì, però era Anastasia a vincere”. Parole che suonano come paradossali. Parole che la 23enne ucraina uccisa domenica a Fano dal marito avrebbe pronunciato in tempi non sospetti alla sua amica Iryna, sua connazionale che era già parte integrante della comunità fanese quando Anastasia Alashri è arrivata qui da noi. Yrina era qui prima della guerra, dunque. Da prima dell’aggressione russa che ha fatto scappare dalla loro terra Anastasia, il marito egiziano di 42 anni e il loro figlio di 2. Qui da noi la speranza di una nuova vita. Invece, l’orrore.

Anastasia era bella, dolce. Dicono anche silenziosa. Per qualcuno triste, per altri solare. Difficile giudicare una persona soltanto da una manciata di sguardi. Soprattutto se dietro quegli sguardi c’è un’anima giovanissima che ha dovuto lasciare tutto per colpa dei missili. Soprattutto se dentro casa, poi, aleggia l’ombra della violenza. E non sai quale dei due mali pesi più dell’altro. E non sai mai se un certo sguardo riveli oppure nasconda.

Di certo Anastasia aveva tanta voglia di fare. Di vivere. “Parlava russo e inglese, suonava pianoforte e lo insegnava ai bambini già in Ucraina”, ha raccontato Iryna confermando quanto già emerso dalle cronache degli ultimi giorni. Lei, Anastasia, l’ha conosciuta proprio a Fano, dopo il suo arrivo nella scorsa primavera. Iryna ospita un’altra ragazza scappata dalla guerra. Da lì l’occasione di incontrare la 23enne di cui ora tutti, purtroppo, parliamo. Da lì l’opportunità di frequentarla, anche, dato che Anastasia era brava pure a fare le unghie alle sue amiche. “Aveva imparato mentre era in gravidanza”, ha spiegato Iryna. In quei frangenti, e non solo, racconti e confidenze che oggi suonano fin troppo rassicuranti.

“Quando parlava di quello che accade in famiglia – ha proseguito –, Anastasia diceva che il marito la ascoltava. Io le ho chiesto come fosse vivere con una persona di un’altra cultura e mentalità. Lei mi ha risposto che piano piano quella mentalità gliela stava cambiando. Lui si era accorto che da noi le regole sono diverse. Noi siamo donne forti. Lo è anche la mamma di Anastasia, che ha dovuto crescere sua figlia da sola”.

Yrina ha avuto modo di conoscere anche il marito della ragazza, Amrallah Mostafa Alashrj, ora in stato di fermo con le accuse di maltrattamento e omicidio volontario. “L’abbiamo visto al Lido quest’estate – ha spiegato -, era con il bambino, e a un certo punto ha cominciato a parlare russo con noi. Siamo rimasti shockati, non ce lo aspettavamo. Diceva che se la mamma del bambino parla russo lo deve parlare anche lui. E diceva anche che lui, di Anastasia, era orgoglioso”.

Sono racconti quasi positivi, di una coppia con le sue conflittualità, ma che sapeva come andare avanti. Quel presunto idillio mostrato all’esterno, però, non rifletteva la realtà celata dalle quattro mura dell’appartamento di via Trieste, al Lido, in cui la famigliola viveva. Non è chiaro quando siano partite le violenze, le vessazioni. Si dice, però, che sia il parroco di Anastasia in Ucraina sia la mamma di lei le avessero sconsigliato di sposarlo. A un certo punto è stata la 23enne a dire basta, a voler porre fine a quel matrimonio. Erano ancora nel loro Paese, e Mostafa si era opposto già allora.

Qui Anastasia si è innamorata di un suo collega dell’Osteria dalla Peppa, famosissimo locale del centro appartenente alla famiglia Carloni. Lei lavorava come cameriera, lui in cucina. “A ottobre Anastasia diceva che stava per divorziare da suo marito – ha continuato Iryna -, e lo stesso mi ha detto undici giorni fa, l’ultima volta che l’ho vista. In quell’occasione siamo stati a casa sua. Penso che ancora vivessero insieme”. Poi, però, Anastasia ha deciso di lasciare quel luogo che aveva condiviso insieme al marito e al bambino nei primi mesi in Italia. “Questo a lui deve aver fatto male – ha affermato Iryna -, non ha saputo superare il dolore di essere lasciato”. Anastasia voleva andare a vivere dal suo collega. Dal suo nuovo amore, della cui esistenza Mustafa pare fosse proprio all’oscuro.

Il resto è dura, raggelante cronaca. Venerdì scorso Anastasia aveva denunciato ai carabinieri quel marito che la maltrattava e che non voleva lasciarla andare. Subito era scattato il codice rosso, la soluzione che il nostro ordinamento prevede per preservare le donne dalla violenza. Ma non vi è stato il tempo di far nulla. È stata fatale la scelta di Anastasia di tornare da sola in quella casa, domenica mattina, a prendere le ultime cose per trasferirsi definitivamente dal nuovo fidanzato, da cui alloggiava già da una settimana. È in quell’occasione che ha finito per incontrare Mostafa, ed è da lì che si sono perse le sue tracce. Poi la denuncia di scomparsa, le ricerche durate circa ventiquattro ore, il corpo della ragazza ritrovato in un trolley tra le campagne fanesi su indicazione del marito, che ha parlato – ma non confessato - dopo essere stato fermato a Bologna mentre stava tentando di dileguarsi tra le vie di Vienna con 4mila euro in tasca.

“Mi dispiace molto – ha concluso Iryna -, Anastasia poteva fare grandi cose nella vita. E il figlio… speriamo lo affidino alla nonna”. Nonna che dovrebbe arrivare venerdì. Lei che ha cresciuto da sola sua figlia. E ora, probabilmente, dovrà crescere da sola suo nipote.

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Questo è un articolo pubblicato il 17-11-2022 alle 23:08 sul giornale del 18 novembre 2022 - 2330 letture






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