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Tragedia del Mottarone, arrestate tre persone

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Svolta nelle indagini sull'incidente della funivia Stresa-Mottarone di domenica scorsa, in cui sono morte 14 persone in seguito alla caduta di una cabina: tre persone sono state arrestate su ordine della procura di Verbania

Gli arresti riguardano Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l’impianto, “Ferrovie Mottarone srl”, Gabriele Tadini, direttore del servizio, ed Enrico Perocchio, capo operativo del servizio. Sono accusati di omicidio colposo e di rimozione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.

La svolta è arrivata quasi all’alba di mercoledì 26 maggio, a tre giorni dalla tragedia, dopo una notte di interrogatori. I tre fermati hanno ammesso di aver bloccato consapevolmente l'attivazione dei freni d'emergenza per "evitare disservizi e blocchi della funivia", che da quando aveva ripreso servizio presentava anomalie e avrebbe richiesto alcuni interventi, con il possibile blocco del servizio.

L’incidente era avvenuto quando la cabina della funivia era quasi arrivata alla stazione finale del Mottarone, a 1.385 metri d’altezza. A causarlo la rottura della fune trainante. La cabina era scivolata all’indietro lungo la fune portante, prendendo velocità, fino a staccarsi e precipitare a terra.

Le cabine sono dotate di una serie di ganasce che dovrebbero bloccare il cavo portante, frenandola quando è ferma e in caso di guasti o incidenti. Per inibire l’attivazione del freno durante la manutenzione di routine è presente un forchettone che blocca l'attivazione delle ganasce. Il forchettone va tolto quando la funivia è in servizio, ma in questo caso sarebbe stato lasciato, come mostrato da un video dei vigili del fuoco.

Secondo l'ipotesi di Olimpia Bossi, la procuratrice di Verbania titolare dell’inchiesta, il forchettone che blocca l'attivazione dei freni d’emergenza sarebbe stato lasciato consapevolmente per ragioni economiche. Dopo lo stop a causa della pandemia, la funivia del Mottarone era entrata in funzione da circa un mese. C'erano però stati alcuni malfunzionamenti, risolti solo in parte dalla manutenzione. L'impianto avrebbe necessitato di un intervento più consistente, che avrebbe bloccato il servizio.

"Si è trattato di una scelta consapevole dettata da ragioni economiche. L’impianto avrebbe dovuto restare fermo", ha detto la pm. "Nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale".

La procura di Verbania ha intenzione di andare avanti con l’indagine per “valutare eventuali posizioni di altre persone”. Resta inoltre da chiarire la causa scatenante dell'incidente, la rottura della fune trainante.



Questo è un articolo pubblicato il 26-05-2021 alle 12:43 sul giornale del 27 maggio 2021 - 318 letture