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Dati covid falsati, i numeri dello scandalo: 180 decessi nascosti nel 2020

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180 morti nella prima ondata dell'epidemia, mai comunicati e poi "spalmati" nei primi mesi del 2021: è uno dei dati che emerge dall'inchiesta sulla presunta alterazione dei numeri regionali che ha terremotato la sanità siciliana e portato alle dimissioni dell'assessore Razza

"Una sistematica alterazione relativa ai soggetti positivi al covid, ai deceduti e ai tamponi, dati trasmessi poi alle autorità sanitarie centrali, che avevano il dovere di approntare le contromisure necessarie". Così in una intervista a Rainews24 il procuratore aggiunto di Trapani, Maurizio Agnello, ha descritto lo scandalo sui dati falsati relativi all'epidemia di coronavirus che ha travolto l'assessorato regionale alla Salute.

"Resta da capire il perché", ha detto il magistrato titolare dell'inchiesta che ha portato all'arresto di tre persone e alle dimissioni dell'assessore Razza. "Il reato di falso è funzionale di solito ad altro. Apparentemente, l’unico motivo che ci siamo dati, atteso che la massima autorità politica regionale, cioè il presidente Musumeci, aveva invocato a più riprese la zona rossa, è che si volesse dare l’apparenza di una macchina sanitaria efficiente mentre così non era. O non lo era così come la si voleva fare apparire".

I numeri dello scandalo

Dalle carte delle indagini emerge la portata delle alterazioni compiute dagli indagati. Un dato su tutti: 180 decessi risalenti al periodo marzo-aprile 2020 nascosti e poi "spalmati" nel 2021 nella quotidiana comunicazione dei dati all’Istituto superiore della Sanità.

Due degli arrestati, la dirigente Di Liberti e il suo collaboratore Cusimano, si legge nel provvedimento del gip, avrebbero aumentato "i decessi, comunicando il numero di +15 in luogo di +4, per recuperare il dato relativo a +180 morti del periodo marzo-aprile 2020 mai comunicati prima".

È il 19 marzo, quando un altro degli indagati, dipendente dell’Asp di Palermo, chiama Di Liberti per avere indicazioni su cosa fare, perché "oggi ci sono solo 4 soggetti deceduti". "Li sta facendo Salvo i ricoveri, io mi sto dedicando ai deceduti, stiamo facendo un giro di telefonate per sistemare un poco la situazione". "Domanda: deceduti di oggi ne abbiamo 4, vuol dire che se diamo quelli che abbiamo a domicilio non ne abbiamo più da parte, siccome ne abbiamo una sfilza; ne abbiamo 27, che sono vecchi deceduti che non abbiamo mai comunicato eh.. noi aspettiamo autorizzazione se li possiamo comunicarli o meno".

Oltre ai decessi, le alterazioni riguardavano il numero dei nuovi positivi e dei tamponi fatti. Riguardo al primo, le attenzioni erano rivolte a non sforare e a rendere meno tragico il conto. In un'intercettazione tra Di Liberti e Cusimano, la dirigente dice: "Il problema era il 6, i 600 che sono… basta che c’è un 5, pure se è 595, 596, ma è 5". E quindi si sforbiciava il numero di casi.

C'era poi il sistematico gonfiamento dei tamponi fatti, per far scendere il tasso di positività. Ad esempio, in una conversazione dell’8 novembre scorso, a fronte di 5.000 tamponi eseguiti Di Liberti diceva: "Ma mettici 2.000 di rapidi… fregatene”.

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Questo è un articolo pubblicato il 31-03-2021 alle 19:21 sul giornale del 01 aprile 2021 - 335 letture