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Anastasia: un lungo corteo tra candele, palloncini e note. Foto e video della fiaccolata per la 23enne uccisa a Fano

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Candele, a centinaia. Tutte insieme hanno sfilato per dare un saluto e rendere omaggio ad Anastasia Alashri, la 23enne ucraina uccisa a Fano appena una settimana prima. Ma quel corteo di uomini, di donne e di cera, era lì anche per dire ‘basta’. Affinché questi appuntamenti collettivi, così intensi e così tristi, non servano più.

La cera. Quella avanzata dalle candele utilizzate per la fiaccolata di domenica pomeriggio – con partenza alle 17 50 dal Pincio e arrivo in Piazza XX Settembre – verrà nuovamente fusa. Come un’araba fenice quella cera rinascerà per diventare delle candele nuove pronte da inviare in Ucraina, lì dove la guerra ha spento tutto. Anche la luce e la possibilità di riscaldarsi. Proprio ora che sta arrivando il Generale Inverno, uscito dai libri di storia come un fantasma tangibile, e che rischia di far male quanto o più delle bombe. Ma è in arrivo un altro piccolo calore. Quello delle candele di Fano e non solo. Per riscaldare chi ancora lotta e sopravvive agli assalti reiterati di Putin

La cera come simbolo di rinascita. Quella di cui avremmo tutti bisogno, quella che tutti dovremmo perseguire e costruire. Una rinascita culturale, sociale, civile, sicuramente anche emozionale. Perché molto parte da lì. Dall’incapacità di gestire un ‘no’, un addio, un abbandono, la scelta di una vita alternativa da parte di un partner che credevamo nostro. Nonostante, in amore, non esista possesso. C’è tutto questo – e molto altro ancora – dietro le cronache dell’ultima settimana. E dietro la fiaccolata di domenica. Perché le circa quattrocento persone riunitesi in centro nonostante la pioggia a singhiozzo erano lì, sì, per ricordare Anastasia, ma anche per dare impulso a un cambiamento. Affinché la nostra cera oramai consumata diventi altro.

In testa uno striscione. ‘Gli uomini di Fano dicono NO’ la scritta che vi campeggiava sopra, frutto di un’iniziativa spontanea da parte di privati cittadini e di cui si è fatto portavoce, a fine corteo, il cantautore Luca Vagnini. Con loro anche il sindaco di Fano Massimo Seri, l’assessora alle pari opportunità Sara Cucchiarini. Presenti tra gli altri anche l’assessora Barbara Brunori e il collega Samuele Mascarin. In silenzio, ma non troppo, il corteo si è diretto dall’Arco d’Augusto alla fontana di Piazza XX Settembre. Il gruppo – composto da uomini delle istituzioni, comuni cittadini e dalla comunità ucraina di Fano – si è mosso come un serpentone illuminato da lumini. Tanti gli sguardi incrociati lungo Corso Matteotti con i protagonisti dello struscio domenicale, alcuni dei quali ignari di quanto stesse accadendo.

Poi il cerchio intorno alla fontana della piazza. Il silenzio delle persone è stato magistralmente e doverosamente interrotto dalle note malinconiche de ‘Le Stagioni’ di Petr Ilic Tchaikovsky. Anastasia (qui il ricordo di un'amica) amava la musica. La suonava, la praticava, la insegnava ai bambini. Tutte cose che faceva dimostrando un raro talento. L’appello del sindaco affinché in piazza vi fosse un pianoforte a suonare per lei non è andato a buon fine. A rendere giustizia alla 23enne – e all’idea stessa del primo cittadino – vi erano un computer e una cassa, intenti a profondere quelle note tra i presenti. A fine musica la pioggia, un piccolo e rapido scroscio, come ad accompagnare ed emulare le lacrime dei quattrocento muniti di candela. Tra loro anche la mamma di Anastasia – coperta e celata nell’anonimato dal suo piumino grigio – e la sorella, arrivate a Fano venerdì per piangere la parente scomparsa e per cercare di dare un futuro al figlio della 23enne di appena due anni, concepito proprio con l’uomo che si presume l’abbia uccisa: l’ex marito, l’egiziano 42enne Moustafa Alshrj ora accusato del suo omicidio.

Le note hanno concluso il loro compito, poi gli interventi. “Il silenzio di questa piazza – ha esordito Seri con voce rotta - è più forte delle parole, e ha tanti significati. Un significato di condanna, innanzitutto, verso qualsiasi forma di violenza, specialmente se contro una ragazza e giovane mamma fuggita dalle brutalità della guerra. Un uomo che usa violenza verso una donna non è un uomo e non è un compagno. Ora, oltre le parole, servono le azioni. Dobbiamo prevenire e proteggere le nostre donne. La nostra comunità è vicina alla famiglia di Anastasia, che era anche nostra figlia e sorella. E cercheremo di rimanere vicini anche quando l’attenzione calerà. È lì che si vede se una comunità è davvero presente e solidale”.

Poi i tanti interrogativi del vescovo Armando Trasarti. “Sono convinto che la commozione finisca in due giorni – ha detto -, ma la riflessione dovrebbe essere più ampia. Che ci sta succedendo? Cosa ci sta capitando? A livello affettivo che cosa ci è successo? Noi uomini… la padronanza… che cos'è? La società italiana sta ragionando su questo? Stiamo crescendo in una maturità affettiva? Sappiamo gestire l'abbandono senza usare il coltello? Su questo tema siamo ancora all'inizio, anche perché il potere, nella società, è maschilista”. Il pensiero di monsignor Trasarti è poi andato al figlio di Anastasia. “Ora dobbiamo pensare al dolore innocente del bambino. Il suo diritto ad avere un padre e una madre, per lui, si è interrotto”. Infine un ricordo della ragazza che non c’è più. “L'ho conosciuta una sera a cena – ha concluso il vescovo -. Ci ho parlato per due ore, poi l’ho rivista al centro pastorale dove veniva a fare musica. Aveva degli occhi azzurro-verdi bellissimi. Sapeva intrattenere un dialogo, anche religioso. Ora non c'è più. Speriamo di fare noi un pizzico di bene in più, per lei”.

A seguire le parole di Tetyana Mykytyuk, portavoce della comunità ucraina, che ha ringraziato i fanesi per la vicinanza e ha poi dato il là a una preghiera in ucraino recitata da tutti i presenti in grado di comprenderla. In chiusura l’assessora Cucchiarini ha ricordato che è ancora in corso la raccolta solidale per sostenere la famiglia di Anastasia: i beni di prima necessità al Paricentro di via Montevecchio (0721-887385) e le donazioni – gestite dalla Caritas Diocesana - attraverso il codice Iban IT 64 S 06230 24310 0000 15206432, specificando nella causale ‘Raccolta per Anastasia’.

Al termine le parole di Vagnini, l’invito al sindaco a imprimere simbolicamente con della vernice il palmo della sua mano sullo striscione che intende dire ‘no’ a tutto questo, e che ora campeggia sul terrazzo al piano superiore dell’Idea.le Food & More di Piazza XX Settembre. Nel mezzo – durante la breve pausa tra le note e le parole - il volo di un palloncino con su delle scritte, lasciato andare così come ora, pian piano, si dovrebbe lasciare andare il dolore. Ma non il ricordo di Anastasia. Non la riflessione su chi dovremmo essere e ancora non siamo.

Seguono alcune foto. Qui il video integrale della fiaccolata.

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Questo è un articolo pubblicato il 21-11-2022 alle 12:45 sul giornale del 22 novembre 2022 - 1624 letture






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