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Fermo: “La vita dietro il filo”, la storia del campo di prigionia PG70 è ora un libro

4' di lettura
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da Roberta Ripa

fermo@vivere.it


Michele Paoletti, giovane monturanese appassionato di storia locale, ha raccolto in un volume (al momento disponibile in ebook) il frutto delle sue ricerche sul PG70, il campo di prigionia allestito in quella che tutti, nel fermano, conoscono come l’ex-conceria di Molini Girola.

Con le celebrazioni della Giornata della Memoria dello scorso 27 gennaio, i riflettori sono tornati ad accendersi sull’“ex conceria”, quel complesso di edifici in zona Molini Girola di Fermo che un tempo ospitava la conceria di pelli Sacomar. Ma cosa c’entra l’ex-conceria con la Giornata della Memoria? Come mai questo luogo è ormai diventato uno dei principali simboli delle celebrazioni della Giornata della Memoria nel fermano? Probabilmente, non tutti sanno che la storia del complesso va ben oltre l’essere stata una conceria di pelli e che tra i vari usi a cui è stato destinato vi è stato quello, durante la Seconda Guerra Mondiale, di campo di prigionia. ‘PG70 Monturano’, era questo il nome con cui l’ex conceria era identificata in quegli anni. Un campo di prigionia che arrivò, prima dell’armistizio del ‘43, a ospitare fino a 8300 prigionieri, inglesi per lo più, e che era collegato direttamente, tramite la ferrovia Porto San Giorgio-Amandola, al campo di Servigliano PG59 (dove ora sorge il Parco della Pace). Del PG70 si è parlato sempre poco nel corso degli anni, al punto che gli stessi fermani spesso ne ignorano la storia e persino l’esistenza. La lunga permanenza della conceria Sacomar nel sito e il successivo stato di abbandono che lo ha interessato hanno infatti ‘cancellato’ in un certo senso, nell’immaginario collettivo, gli anni precedenti, quelli più interessanti, però, dal punto di vista storico.

Con l’intento di colmare questa “lacuna” e approfondire la storia del PG70, Michele Paoletti, monturanese appassionato di storia locale, ha deciso di raccogliere in un volume le sue ricerche storiche sul PG70, ma anche i racconti di sopravvissuti, nonché di testimoni diretti e indiretti di quello che vi accadde negli anni della Guerra. Da questa idea è nato “La vita dietro il filo. Storia ed evoluzione del campo di prigionia PG70”, un ebook che si propone di offrire la prima ricostruzione storica completa sul PG70. “Mancava un libro in grado di condensare in unico testo le storie di chi ha vissuto il campo, ma anche i vari documenti storici, i reperti fotografici, le varie testimonianze; volevo far sì che un libro tenesse viva la memoria di quanto accaduto in quegli anni, di vicende che sono purtroppo sconosciute ai più”, ha commentato l’autore, che continua entrando nel dettaglio dei contenuti del volume: “molte delle storie raccolte nel libro raccontano com’era la vita dei prigionieri, come si viveva nel campo, cosa si mangiava e come si passava il tempo; le difficoltà quotidiane, la scarsità di cibo e il ruolo importante della Croce Rossa; ma si parla anche delle origini del PG70, nato come linificio e, dopo la guerra, trasformato in campo di raccolta profughi”.

La memoria è un tratto fondamentale di “La vita dietro il filo”, come spiega l’autore: “volevo dar voce ai prigionieri, a chi ha vissuto il campo in quegli anni terribili, affinché la loro memoria non andasse persa per sempre e affinché continuassero a trasmettere le loro testimonianze. In particolare, volevo che non andasse persa una parte importante della storia locale, di quanto accaduto sul nostro territorio fermano”. Un tratto particolarmente interessante che emerge dal libro di Paoletti, in ultimo, è la grande solidarietà dei fermani negli anni della guerra nei confronti dei prigionieri che riuscivano a scappare: nonostante la povertà, la popolazione per lo più contadina del fermano considerava primari valori come l’accoglienza, la solidarietà; “dai documenti, è emerso che molte famiglie della zona aiutarono i prigionieri evasi, col rischio di essere scoperti e quindi uccisi; na nacquero molte storie di amicizia e riconoscenza tra soldati provenienti soprattutto dall’Inghilterra e famiglie del fermano, tenute vive ancora oggi da associazioni e sopravvissuti”.






Questo è un articolo pubblicato il 04-02-2023 alle 07:55 sul giornale del 05 febbraio 2023 - 1950 letture






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