x

SEI IN > VIVERE SENIGALLIA > ATTUALITA'
intervista

Festival Epicureo 2022, Chiara Rover: “Lucrezio è un interprete originale del pensiero di Epicuro”

5' di lettura
460

di Giulia Ariti


La prima classificata e vincitrice del Premio NetoIP per la miglior tesi su Epicuro è Chiara Rover, dottore di ricerca in Filosofia all’università Sapienza di Roma. La sua tesi, “Fedeltà senza dogmatismo. L’epistemologia di Lucrezio”, è stata scritta sotto la supervisione di Francesco Verde ed Emilio Spinelli, entrambi ospiti di questa edizione del Festival Epicureo.

Il premio NetoIP è il primo premio dedicato all’epicureismo, che intende valorizzare la ricerca sugli antichi testi, papiri, scavi archeologici, frammenti, le testimonianze, relative ad Epicuro, per ricostruirne il pensiero autentico.

Il premio, un assegno da 1.500 euro, verrà consegnato durante il quarto festival epicureo di Senigallia, dal titolo “Fare il domani migliore dell’oggi”, nella serata di venerdì 22 luglio.


La sua tesi di dottorato titola: “Fedeltà senza dogmatismo. L’epistemologia di Lucrezio”, ci accenna qualcosa?

"Credo che il cuore del mio lavoro sia contenuto nella prima parte del titolo: “Fedeltà senza dogmatismo”. Il mio intento, infatti, è stato quello di provare a offrire, per quanto possibile, un’immagine di Lucrezio che restituisse un pensatore a tutto tondo, un interprete originale e autonomo degli scritti di Epicuro e degli Epicurei, e non un epicureo “fondamentalista”, come si è spesso sostenuto. Al pari dei discepoli del Giardino che lo precedettero, Lucrezio non si limitò a ripetere, in maniera dogmatica, le dottrine del maestro, ma si impegnò in prima persona nella difesa delle stesse dalle invettive e dalle obiezioni provenienti dalle altre scuole filosofiche, in particolar modo dalla Stoa, dalla cosiddetta Academia scettica e dal Peripato.

Ciò emerge con forza in relazione alla dottrina della conoscenza: come ho tentato di mostrare nella mia tesi, credo si riesca davvero a comprendere quanto emerge dal De rerum natura su questo tema soltanto tenendo conto dei quasi due secoli di (acceso) dibattito filosofico che separano Lucrezio da Epicuro. Solo riconoscendo in Lucrezio un autore “figlio del proprio tempo” (come lo ha definito Pieter Hermann Schrijvers), al passo con le dispute che caratterizzavano la propria epoca, è possibile rendere ragione, per esempio, della vigorosa polemica “antiscettica” che egli dispiega nel libro IV, o delle sottili costruzioni argomentative, condotte secondo il metodo semiotico inaugurato da Epicuro ma sistematizzato specialmente da Demetrio Lacone e Zenone Sidonio (come testimoniatoci dal De signis di Filodemo di Gadara), di cui l’intero poema è pregno.

E questa capacità di Lucrezio di dialogare anche con interlocutori diversi (perché cronologicamente successivi) da quelli di Epicuro mi ha permesso di imparare moltissimo, suscitando il mio interesse verso posizioni e indirizzi di pensiero che non avevo mai avuto modo di approfondire. In questo percorso hanno avuto un ruolo cruciale i miei supervisori, i professori Emidio Spinelli e Francesco Verde, che mi hanno insegnato (e continuano a insegnarmi) a rivolgere lo sguardo nella giusta direzione."

Nella sua carriera accademica si è occupata con dedizione alla filosofia romana. Cosa l’affascina di questo ambito? Ha mai avuto l’impressione che, talvolta, passasse come se fosse una “filosofia di serie B”, rispetto a quella greca?

"Proprio per questo mi affascina, perché è considerata un sottoprodotto, spesso anche abbastanza scadente, del pensiero greco.

Quando basterebbe aprire alcune pagine di Cicerone, penso agli Academica, per carpirne la profondità, la sottigliezza e, almeno per quanto mi riguarda, la difficoltà. È stato proprio un dialogo di Cicerone, il De fato, a sollecitare la mia curiosità verso la filosofia romana. Rispetto a Cicerone, Lucrezio ha il “vantaggio” di aver scritto un poema bellissimo, sotto tutti i rispetti. Questo ha reso la misteriosa (e intrigante) figura dell’autore del De rerum natura quasi una “eccezione” rispetto al contesto culturale di appartenenza, e la maestria dei suoi versi difficilmente è posta in discussione.

Quest’aura sacra che circonda il De rerum natura non deve però essere fraintesa: se l’eccellenza letteraria di Lucrezio risulta ed è sempre risultata pressoché inoppugnabile, altrettanto non può dirsi della componente filosofica del suo ingenium. La sua perizia, in questa prospettiva, si concretizzerebbe in null’altro che in una lodevole opera di traduzione, in esametri latini, della prosa di (e, si badi bene, soltanto di) Epicuro. Lucrezio sarebbe colui che ha reso il magistero di Epicuro “commestibile” per degli spiriti assai poco raffinati come i Romani. Facendo tesoro di alcuni validissimi studi che mi hanno preceduta, e ai quali devo molto, ho provato a dimostrare che v’è molto di più dietro al dettato del De rerum natura."

Cosa si prova a venir premiati in una cornice tanto immersa nella filosofia epicurea?

Ancora non lo so…! Certo a mia conoscenza il festival epicureo di Senigallia costituisce un unicum; mi piace pensare che esso dia vita a una sorta di cenacolo epicureo, simile a quelli che nel I sec. a.C. avevano preso forma a Ercolano (intorno alla cosiddetta Villa dei Papiri e alla sua preziosissima biblioteca, legata alla figura di Filodemo di Gadara) e sulla collina di Posillipo (ove Sirone, maestro di Virgilio, aveva inaugurato un ulteriore centro di studio epicureo).

E onestamente non vedo in quale cornice migliore una dissertazione dedicata all’epicureismo lucreziano potrebbe essere premiata! Una cornice che, fra l’altro, possiede, almeno a mio avviso, il merito precipuo di combinare, armonizzandoli, piano scientifico e piano umano, tecnicismi accademici e attenzione verso le scelte comunicative e divulgative, con l’intento primario di rendere fruibile a tutti un messaggio, quale quello di Epicuro, che intende porsi, innanzitutto, come una scelta di vita."

Cosa ha provato quando ha scoperto di aver ricevuto il premio? Se lo aspettava?

"No, non me l’aspettavo affatto. Il punto è che Lucrezio affascina (torniamo sempre lì!)… e insomma, la mia vittoria è merito suo! Al di là degli scherzi, sono sinceramente onorata di ricevere il Premio Netoip, e sono grata a tutta la Giuria innanzitutto per aver letto il mio lavoro, e in seconda istanza per aver scelto di premiarlo.

E sì, lo ammetto: quando mi è stata comunicata la bella notizia (mi trovavo in biblioteca) ho chiuso i libri, fatto lo zaino, e ho trascorso il resto del pomeriggio a girovagare, in maniera abbastanza rapsodica, per il centro di Roma, città che mi ha accolta e che amo. Faccio questo solo quando sono davvero felice."





Questa è un'intervista pubblicata il 15-07-2022 alle 10:00 sul giornale del 16 luglio 2022 - 460 letture






qrcode